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Il cazzo in culo dall'amico
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Umiliato da Monica e dalle amiche
Era oramai circa un mese che studiavo con la bella Monica ed ancora non era successo niente! Ce ne stavamo lì, a casa sua, per delle intere serate e non facevamo altro che studiare: la cosa mi stava portando al manicomio. Monica mi attizzava parecchio e starmene seduto per delle ore accanto a lei era una tortura. Le mani che si sfioravano, le ginocchia che si urtavano sotto al tavolino,il suo profumo...tutto era una tortura. L'avevo conosciuta all'università, non posso dire per caso, anzi, per un paio di mesi circa avevo sempre cercato il modo di capitare vicino a lei a lezione.
Devo premettere che sono piuttosto timido di natura, inoltre Monica era una tipa che accentuava il mio timore: alta almeno un metro e settanta, slanciata, con un seno splendido ed un sedere proporzionato, era veramente le reginetta della classe, e non che a giurisprudenza manchino le fiche. Insomma dopo due mesi di appostamenti finalmente ero riuscito ad attaccare bottone e, sorpresa, oltre ad essere fica, era anche molto gentile e simpatica. Insomma a farla breve me ne innamorai perdutamente e decisi di provare il tutto per tutto...le chiesi di studiare insieme per l'esame. Geniale no? Già ma non sapete che sforzo mi era costato! Comunque tutto prometteva bene, Monica aveva un appartamentino in affitto dove viveva con un paio di amiche e per gran parte del tempo la casa era vuota, visto che le altre due stavano sempre in giro a divertirsi (sai com'è--Scienze Politiche!), e noi studiavamo in camera sua. Facciamola breve, quella sera decisi che ci avrei provato. Basta con le seghe mentali, amica o non amica, ci sta o non ci sta, mi vergogno o non mi vergogno, non ce la facevo più, dovevo provare a baciarla. Manco a farlo apposta, quella sera, primavera incipiente, Monica aveva fatto il cambio di stagione e i pesanti pantaloni invernali avevano lasciato il posto ad una leggera gonnellina maliziosa accompagnata da una magliettina piuttosto attillata. Per un oretta non riuscii minimamente a trovare la concentrazione ed il mio sguardo continuava a ritornare sui rigonfiamenti dei capezzoli che trasparivano dalla magliettina leggera. Ad un certo momento per controllare un articolo sul manuale Monica mi si accostò con il viso, i capelli sfioravano la mia guancia e le tette premevano sulla mia spalla. Mi voltai trovandomi con la bocca ad un paio di centimetri dalle sue labbra e, dolcemente provai a baciarla. Non posso dire che si rifiutò al bacio. Peraltro non posso neanche dire che mi baciò! In realtà si lasciò baciare, poi come se niente fosse si sedette nuovamente al suo posto e ricominciò a leggere sugli appunti. Ero perplesso, la guardai per un paio di minuti poi mi alzai e provai nuovamente a baciarla, questa volta mi allontanò più decisa. - no, ti prego. - disse - perché no, sei splendida, erano giorni che volevo farlo - e provai ad accarezzarle la guancia ed i capelli. - Ho detto no - disse allontanando la mia mano - riprendiamo a studiare, è meglio. Ricaddi sulla sedia, ero svuotato di energie, la delusione era troppo forte, non potevo riprendere a studiare come se niente fosse, riflettei un attimo poi con decisione dissi:. - forse è meglio che me ne vada Monica, non posso restare qui Monica non parlava, continuava a tenere lo sguardo basso; cominciai a raccogliere le mie cose. - peccato - disse poi con un filo di voce - peccato cosa? - peccato che te ne vada, mi trovavo bene con te. Ovviamente presi immediatamente coraggio - Monica, anch'io mi trovo bene con te, forse anche troppo bene ed il mio più grande desiderio sarebbe di rimanere qui ancora per un tempo infinitamente lungo, ma... - Ma cosa? allora perché non rimani? La speranza tornò a farsi viva in fondo al mio cuore (e, ad essere sincero anche in un paio di altre zone) le presi la mano: - Vuoi che rimanga? - Certo che voglio, mi trovo veramente bene con te - e così dicendo mi guardò negli occhi e sorrise. Era bellissima. Non resistetti e tentai di nuovo di baciarla, ancora senza successo. - Monica non respingermi, non ce la faccio a restare qui in questo modo. Monica, si alzò ed andò a sedersi sul divanetto accanto alla parete. - Ti piaccio veramente così tanto? Mi disse, lanciandomi uno sguardo strano - Moltissimo, - E cosa ti piace esattamente di me? - Beh, il tuo sorriso, lo sguardo, i cap... - Non dire cazzate Claudio! - disse severamente - cosa ti piace veramente di me? Rimasi per un attimo disorientato, cosa voleva che le dicessi? - Sei molto intelligente, mi piace parl... - No! Allora non ci siamo capiti! Perché siete tutti così ipocriti e vigliacchi? Se non hai il coraggio di dirmi cosa veramente ti piace di me come pensi che io possa avere stima di te? Ero confuso, stima ? vigliacco? Dovevo essere più sincero, le guardai le gambe che la gonnellina lasciava scoperte fino a mezza coscia. - Mi piacciono le tue gambe - dissi - sono lunghe, agili, hai le caviglie sottili-- - Vedi? - sorrise - adesso andiamo meglio, e poi? Avevo preso coraggio, decisi di proseguire - Poi mi piace il tuo seno, come sporge sotto la magliettina, come si muove quando cammini. Monica sembrava soddisfatta. - Così ti piacciono le mie gambe ed il mio seno, adesso sei un po' più credibile, non trovi? Annuii e Monica, come a volerle mettere bene in mostra, accavallò le gambe con un gesto ampio e seducente. - Vedi Claudio, non è che non mi fossi accorta del tuo interesse, anzi! Per noi ragazze è vitale, è la prima cosa che impariamo sin da bambine, ciascuna ragazza vuole piacere al maggior numero di maschi possibile e sviluppa una notevole sensibilità per capire quando qualcuno la desidera. Voi maschi invece mi fate ridere! Vi fate sempre mille seghe mentali e non vi accorgete che noi siamo già un pezzo avanti. Cercate mille trucchetti per avvicinarci, scuse banali per poterci vedere! Si lo so che fa parte del gioco, ma per esempio tu credevi veramente che non mi fossi accorta delle tue manovre per avvicinarmi all'università? Di come mi guardi mentre studiamo? La ascoltavo perplesso, quella ragazza aveva veramente la capacità di spiazzarmi e inoltre non capivo dove voleva arrivare. - Quello che però piace a noi ragazze al di sopra di ogni cosa è vedere fino a che punto un uomo ci desidera. Mi feci attento. - Tu per esempio sai dirmi quanto mi desideri? Non sapevo cosa rispondere, avrei voluto dire qualcosa di originale: - ti desidero moltissimo, provo un'attrazione... Mi interruppe di nuovo - mettiamola in altri termini, io adesso non ti desidero. Non è detto che non succeda in futuro ma al momento non ho alcuna intenzione di venire a letto con te, inoltre forse non ti ho mai detto che sono fidanzata e che il mio uomo è al momento in un'altra città, quindi-- Altra doccia fredda. - d'altro canto al momento potresti essermi utile in qualche altro modo-- che ne pensi? - Non saprei! - Ti piacerebbe massaggiarmi i piedi? - disse - a me piace immensamente. Non potevo resistere, mi inginocchiai davanti a lei e, sfilatale una scarpa, iniziai con dolcezza a massaggiarle un piede. Monica chiuse gli occhi. - mmm, non c'è male, - disse, arcuando la schiena come per stirarsi, e nel fare così i capezzoli sporsero ancora di più attraverso la stoffa - adesso anche l'altro. Presi anche l'altro e continuai a massaggiare mentre Monica si godeva il servizietto ad occhi chiusi. Mi stavo eccitando, lo sentivo gonfiare nei pantaloni, mi avvicinai un piede alla bocca e cominciai a leccarlo delicatamente. - bravo, così va bene - disse Monica in un sussurro e spinse il piede contro il mio viso per farmi proseguire. Leccai tutto il piede, completamente, sul dorso e poi sotto la pianta e tra le dita, poi feci lo stesso con l'altro, quindi iniziai timidamente a salire lungo il polpaccio fino al ginocchio. Monica mi lasciò fare e quando iniziai a leccarle il ginocchio fu percorsa da alcuni evidenti brividi di piacere. - bravo Claudio, mi fai rilassare, adesso possiamo tornare allo studio. Per la miseria! Pensai, mi voleva veramente far andare fuori di testa. - ma come! - dissi - adesso torniamo a studiare? - Certo! Dobbiamo finire il capitolo, ma se mi volessi rendere più piacevole anche lo studio te ne sarei sicuramente molto grata. - Volentieri, ma rendere piacevole come? - chiesi, non riuscivo proprio a pensare come renderle piacevole lo studio. Monica non rispose ma prese a sbottonarmi la camicia - potresti levarti questa intanto, e i pantaloni, saresti una compagnia più interessante del solito, no? Da non crederci, mi voleva nudo mentre studiava. Che lo crediate o no, chiesta in questo modo la cosa mi metteva addosso una certa vergogna. Peraltro la stessa vergogna era eccitante. Insomma, per farla breve feci come mi diceva e mi tolsi la camicia i pantaloni e tutto il resto, rimanendo in slip; in quelle condizioni non si poteva non notare ad occhio a che punto fosse arrivata la mia eccitazione. - beh, insomma, effettivamente, direi che mi desideri - disse Monica ridendo. Arrossii. - vabbè, direi che non è il caso di lasciarti a metà e così dicendo mi sfilò lei stessa gli slip lasciandomi nudo come un verme e liberando l'erezione. Non ci crederete ma la cosa più difficile per me in quel momento era trovare un posto dove mettere le mani. Istintivamente mi afferrai l'uccello eretto. - vuoi farti una sega? Dài, vai pure avanti. - mi esortò sorridendo. Che situazione assurda, percepivo intensamente di essere nudo di fronte a lei e tale percezione, dopo un iniziale spaesamento, cominciava ad eccitarmi, si può dire che stavo prendendo coraggio. Iniziai a massaggiarmi l'uccello con sempre maggior sicurezza mentre Monica, dalla sedia, mi guardava con interesse. Proseguendo nel movimento l'eccitazione cresceva ed il mio cervello scacciò completamente l'imbarazzo per lasciare il posto al desiderio di finire la sega davanti ai suoi occhi. Il cazzo oramai era in erezione spasmodica, quasi dolorosa, quando Monica mi fermò. - ok, per ora può bastare, torna a sederti e riprendiamo. Con un notevole sforzo mi arrestai e tornai a sedermi al mio posto mentre Monica riprendeva a ripetere la lezione come se niente fosse ed io tentai di assecondarla Come si potrà immaginare, non riuscivo a concentrarmi molto nello studio e l'erezione non aveva nessuna intenzione di recedere. - Non sei molto attento - disse ad un certo punto Monica dando un'occhiata al mio uccello. - forse è meglio fare una pausa, vammi a prendere da bere. Mi alzai e sotto il suo sguardo mi recai in cucina a prendere una bottiglia di coca cola ed un paio di bicchieri. Quando tornai Monica era di nuovo seduta sul divano, davanti ai suoi piedi c'era un sottovaso di plastica, le passai un bicchiere. - grazie, tu però non bere dal bicchiere, troppo scontato, berrai nel sottovaso. Senza farle aggiungere altro riempii il sottovaso e mi inginocchiai a leccare la coca cola mentre Monica infilò un piede nel liquido ed iniziò a giocherellare con le dita. - puoi continuare a masturbarti se lo desideri. Non glielo feci ripetere e cominciai nuovamente con la sega mentre la lingua scorreva sulle sue dita aspirando la coca-cola. Quando alzai lo sguardo vidi che Monica si stava massaggiando attraverso le mutandine. Mi avvicinai con il viso e provai a premere il viso contro la sua fichetta. Monica mi lasciò fare e scostò la mano cosicché potei cominciare a leccare le mutandine oramai umide bagnandole ancor di più con la mia saliva. L'odore del suo liquido mi faceva andare fuori di testa. Monica iniziò ad ansimare mentre io continuavo a massaggiarmi il cazzo che era nuovamente giunto al massimo dell'erezione. Preso dall'eccitazione le afferravo le labbra della fica con le mie labbra e leccavo i bordi delle mutandine lungo la piega delle cosce, Monica iniziava a muovere il bacino mentre il respiro le si faceva più affannoso. Ad un certo punto abbassò l'elastico degli slip ed io mi gettai a leccarle direttamente il clitoride infilando ed estraendo ritmicamente la lingua tra le grandi labbra fin dove potevo arrivare. Monica mi spinse per la nuca premendo il mio viso contro la sua fica ed iniziò ad agitarsi. Sentivo i suoi piedi scorrere sulla mia schiena e lungo i fianchi, finché uno iniziò a toccarmi i testicoli e lungo l'asta,allargai le gambe per sentire meglio il suo piede sui testicoli e proseguii a leccare con sempre maggior foga mentre la fica diventava un laghetto di umori. Monica ad un certo punto venne con dei piccoli urletti di piacere mentre il ventre le si contraeva ed il mio viso le strofinava sulla fica, poi mi lasciò andare. Rimasi a guardarla mentre proseguivo a masturbarmi ma nuovamente mi fermò. - ok, pausa finita, torniamo a studiare - disse ricomponendosi e tornando al suo posto - metti a posto bicchieri e coca cola. Dopo aver obbedito tornai anch'io al mio posto e nuovamente riprendemmo a studiare come prima, senonché avvenne qualcosa che non mi aspettavo, un brivido mi corse lungo la schiena e fui preso da una sensazione di spaesamento. Stavano suonando alla porta. - oh, devono essere le mie amiche - disse Monica con aria innocente poi guardandomi maliziosamente mi chiese: - ti dispiacerebbe andare ad aprire? La sua richiesta mi colpì inaspettata, come uno schiaffo: la guardai perplesso: diceva sul serio? - Allora? Mica le vorrai lasciare fuori ad aspettare tutta la sera Il suo sguardo non lasciava spazio a titubanze, mi alzai ed andai verso la porta coprendo il pene eretto con una mano mentre Monica mi seguiva divertita. Con una mano sulla maniglia mi volsi nuovamente a guardarla sperando che volesse ripensarci ma non ne aveva alcuna intenzione. - forza, apri quella porta. Spalancai la porta e di fronte a me c'erano effettivamente le sue due amiche che, alla vista di quello spettacolo, smisero di colpo di parlare tra loro e rimasero a fissarmi sbalordite. Erano due belle ragazze, anche se non erano neanche lontanamente paragonabili a Monica: una bionda ed una mora, erano entrambe non più alte di un metro e sessantacinque; la mora era decisamente più in carne, con tette di dimensioni ragguardevoli, la bionda era piuttosto magra e longilinea. Rimasi in piedi completamente nudo di fronte a loro mentre con entrambe le mani cercavo di coprirmi le parti intime, avrei voluto scomparire ma le due continuavano a squadrarmi dall'alto in basso con insistenza e, dopo un primo momento di smarrimento, avendo visto Monica dietro di me, si tranquillizzarono e cominciarono a ridacchiare.
- Ragazze, stasera abbiamo un maggiordomo, si chiama Claudio. Claudio per favore leva le mani da lì e falle passare. Come da richiesta, tolsi le mani e feci qualche passo di lato, il pene eretto sventolò libero, dandomi una sensazione di piacere e vergogna al tempo stesso. Le due ragazze entrarono senza togliermi gli occhi di dosso e chiusero la porta. - come avrai notato Claudio non abbiamo uno zerbino ma oggi sono certo che troverai il modo di venirci utile in tal senso, sdraiati. Ragazze pulitevi i piedi prima di entrare in casa. Mi sdraiai supino sul pavimento gelido e le due ragazze dopo una prima titubanza iniziarono a strofinare le suole delle loro scarpe sul mio petto. La mora, si chiamava Paola, fu la prima a prendere coraggio e cominciò a strofinare la sua scarpa con rudezza sul pene e sui testicoli mentre Monica la guardava con approvazione. Allargai leggermente le gambe per sentire meglio il contatto sulla pelle, era il primo contatto estraneo sui genitali e portava sollievo alla mia eccitazione. Lucia, la bionda, non volendo essere da meno, avvicinò la punta della scarpa al miso viso ed io, senza pensarci molto, tirai fuori la lingua iniziando a leccare il cuoio. Lo sfregamento sul pene mi stava eccitando ed iniziavo a contrarre i muscoli del bacino, poi ad un richiamo di Monica le due si ritrassero ed io rimasi di nuovo solo sul pavimento freddo. - Vi piace la sorpresa ragazze? Claudio dice di essere innamorato di me ma secondo voi potrei mai corrispondere un uomo su cui chiunque può pulirsi le scarpe? Ero profondamente umiliato, sentivo dentro di me che Monica aveva perfettamente ragione, non avrei mai potuto averla eppure volevo che continuasse ad umiliarmi, visto che era oramai l'unico modo che avevo per soddisfarla. - ok, cesso, da adesso ti chiamiamo cesso va bene? Allora cesso seguici in soggiorno strisciando sulla pancia con le mani dietro la schiena. Obbedii e mentre loro si recavano in soggiorno parlottando tra loro io, strisciando sul ventre lentamente, le raggiunsi. Il freddo del pavimento, la fatica e lo strofinìo mi avevano ridotto l'erezione e quando arrivai in soggiorno il mio uccello si era ammorbidito considerevolmente. Monica mi si avvcinò ed iniziò a strofinarmi un tacco nella fessura del culo poi iniziò a premere contro lo sfintere. - ti sei ammosciato, ma adesso rimediamo subito. Così dicendo penetrò per metà con il tacco nel culo e cominciò a spingere. Aveva ragione, nonostante il dolore il mio uccello cominciava a riprendersi e lo sentivo crescere tra il ventre ed il pavimento mentre Monica spingeva crudelmente sempre più a fondo. - vedi che ti riprendi? Il cazzo era nuovamente in piena erezione, Paola mi avvicinò nuovamente il piede nudo alla bocca ed io ripresi a leccarglielo selvaggiamente con il viso appoggiato in terra. Sempre tenendo le mani dietro la schiena cominciai a muovere il bacino avvicinandomi sempre più all'orgasmo. - dai avanti, continua da solo. Le ragazze a questo punto si allontanarono mentre io continuavo i miei movimenti sul pavimento, un attimo prima di venire Monica mi fece girare sulla schiena, il cazzo in erezione rimase a metà, sentivo i testicoli pronti ad esplodere. - Ci penso io - disse Monica e cominciò a masturbarmi con la scarpa sui testicoli ed alla base del cazzo. In breve cominciai a venire sdraiato in terra davanti alle ragazze: lo sperma schizzò liberamente in parte sul mio ventre e sul petto, in parte sul pavimento mentre Monica sorridendo continuava a schiacciarmi i testicoli con la scarpa. - Ecco qua, - disse - il cesso si è venuto addosso, - e con il piede mi spargeva lo sperma sul corpo, poi mi avvicinò nuovamente la scarpa sporca al viso ed io senza aspettare la sua richiesta, gliela pulii con la lingua. Le ragazze guardavano lo spettacolo molto concentrate ed avevano molto probabilmente cominciato ad eccitarsi. - se è un vero cesso adesso dovrebbe anche pisciarsi addosso - disse a questo punto la biondina. - hai sentito cesso? Disse Monica colpendomi i testicoli con la punta della scarpa - visto che hai cominciato dovresti finire, e non mi dire che non ti viene perché altrimenti ti colpisco sempre più forte. Così dicendo, con le mani sui fianchi, aveva iniziato a darmi dei tremendi colpi di punta appena sotto i testicoli. Per pisciare dovevo concentrarmi ma il recente orgasmo ed i colpi di Monica mi rendevano etremamente difficile l'operazione, con grande difficoltà comunque alla fine ci riuscii. Un fiotto di urina iniziò a schizzare dal mio cazzo oramai ammosciato per metà, ricadendomi sul corpo ed arrivando fino sul collo e sul viso. Alla fine mi ritrovai in una pozza di piscio e di sperma. - bravo cesso adesso sì che ti riconosciamo - disse Lucia tutta eccitata - mi ha fatto venire voglia pure a me. E così dicendo si accucciò e, scostate con una mano le mutandine, cominciò a pisciarmi sul viso a due dita di distanza. Colpito dal fiotto caldo tirai fuori la lingua e presi a leccarle la fica mentre pisciava, il getto mi finì per gran parte in bocca e sul viso mentre Lucia mugolava eccitata al contatto con la mia lingua. Continuai a lavorarla con la lingua anche dopo che ebbe finito di liberarsi, finché non mi si sedette completamente sul viso e cominciò a muovere il bacino strofinandomi sulla bocca ora la fica ora il culo. Io non facevo complimenti e con la lingua leccavo per quanto potevo penetrando sotto le mutandine a contatto con la carne finché non venne contro il mio viso. Finito che ebbe, fu il turno di Paola che però si tolse completamente gli slip e mi si sedette sul viso con tutto il peso proprio come su di un cesso: l'urina mi schizzò direttamente in gola e quando ebbe finito la gratificai come all'amica con un bell'orgasmo di lingua. Monica invece, in piedi, a gambe aperte sopra di me, si tolse gli slip e, sollevata la gonnellina, mi pisciò addosso dall'alto. - mi fai troppo schifo, cesso, non ho alcuna intenzione di toccarti. - diceva mentre aprendo la bocca cercavo di cogliere almeno un poco del liquido della mia amata. Mi lasciarono in una pozza di piscio. - guarda che casino - disse Monica - adesso pulisci con la lingua. Mi voltai supino e presi a leccare il pavimento come da richiesta mentre le ragazze si divertivano a pestarci con i piedi ed a porgermi le scarpe da leccare, poi mi lasciarono in terra ed andarono a darsi una lavata.
Devo premettere che sono piuttosto timido di natura, inoltre Monica era una tipa che accentuava il mio timore: alta almeno un metro e settanta, slanciata, con un seno splendido ed un sedere proporzionato, era veramente le reginetta della classe, e non che a giurisprudenza manchino le fiche. Insomma dopo due mesi di appostamenti finalmente ero riuscito ad attaccare bottone e, sorpresa, oltre ad essere fica, era anche molto gentile e simpatica. Insomma a farla breve me ne innamorai perdutamente e decisi di provare il tutto per tutto...le chiesi di studiare insieme per l'esame. Geniale no? Già ma non sapete che sforzo mi era costato! Comunque tutto prometteva bene, Monica aveva un appartamentino in affitto dove viveva con un paio di amiche e per gran parte del tempo la casa era vuota, visto che le altre due stavano sempre in giro a divertirsi (sai com'è--Scienze Politiche!), e noi studiavamo in camera sua. Facciamola breve, quella sera decisi che ci avrei provato. Basta con le seghe mentali, amica o non amica, ci sta o non ci sta, mi vergogno o non mi vergogno, non ce la facevo più, dovevo provare a baciarla. Manco a farlo apposta, quella sera, primavera incipiente, Monica aveva fatto il cambio di stagione e i pesanti pantaloni invernali avevano lasciato il posto ad una leggera gonnellina maliziosa accompagnata da una magliettina piuttosto attillata. Per un oretta non riuscii minimamente a trovare la concentrazione ed il mio sguardo continuava a ritornare sui rigonfiamenti dei capezzoli che trasparivano dalla magliettina leggera. Ad un certo momento per controllare un articolo sul manuale Monica mi si accostò con il viso, i capelli sfioravano la mia guancia e le tette premevano sulla mia spalla. Mi voltai trovandomi con la bocca ad un paio di centimetri dalle sue labbra e, dolcemente provai a baciarla. Non posso dire che si rifiutò al bacio. Peraltro non posso neanche dire che mi baciò! In realtà si lasciò baciare, poi come se niente fosse si sedette nuovamente al suo posto e ricominciò a leggere sugli appunti. Ero perplesso, la guardai per un paio di minuti poi mi alzai e provai nuovamente a baciarla, questa volta mi allontanò più decisa. - no, ti prego. - disse - perché no, sei splendida, erano giorni che volevo farlo - e provai ad accarezzarle la guancia ed i capelli. - Ho detto no - disse allontanando la mia mano - riprendiamo a studiare, è meglio. Ricaddi sulla sedia, ero svuotato di energie, la delusione era troppo forte, non potevo riprendere a studiare come se niente fosse, riflettei un attimo poi con decisione dissi:. - forse è meglio che me ne vada Monica, non posso restare qui Monica non parlava, continuava a tenere lo sguardo basso; cominciai a raccogliere le mie cose. - peccato - disse poi con un filo di voce - peccato cosa? - peccato che te ne vada, mi trovavo bene con te. Ovviamente presi immediatamente coraggio - Monica, anch'io mi trovo bene con te, forse anche troppo bene ed il mio più grande desiderio sarebbe di rimanere qui ancora per un tempo infinitamente lungo, ma... - Ma cosa? allora perché non rimani? La speranza tornò a farsi viva in fondo al mio cuore (e, ad essere sincero anche in un paio di altre zone) le presi la mano: - Vuoi che rimanga? - Certo che voglio, mi trovo veramente bene con te - e così dicendo mi guardò negli occhi e sorrise. Era bellissima. Non resistetti e tentai di nuovo di baciarla, ancora senza successo. - Monica non respingermi, non ce la faccio a restare qui in questo modo. Monica, si alzò ed andò a sedersi sul divanetto accanto alla parete. - Ti piaccio veramente così tanto? Mi disse, lanciandomi uno sguardo strano - Moltissimo, - E cosa ti piace esattamente di me? - Beh, il tuo sorriso, lo sguardo, i cap... - Non dire cazzate Claudio! - disse severamente - cosa ti piace veramente di me? Rimasi per un attimo disorientato, cosa voleva che le dicessi? - Sei molto intelligente, mi piace parl... - No! Allora non ci siamo capiti! Perché siete tutti così ipocriti e vigliacchi? Se non hai il coraggio di dirmi cosa veramente ti piace di me come pensi che io possa avere stima di te? Ero confuso, stima ? vigliacco? Dovevo essere più sincero, le guardai le gambe che la gonnellina lasciava scoperte fino a mezza coscia. - Mi piacciono le tue gambe - dissi - sono lunghe, agili, hai le caviglie sottili-- - Vedi? - sorrise - adesso andiamo meglio, e poi? Avevo preso coraggio, decisi di proseguire - Poi mi piace il tuo seno, come sporge sotto la magliettina, come si muove quando cammini. Monica sembrava soddisfatta. - Così ti piacciono le mie gambe ed il mio seno, adesso sei un po' più credibile, non trovi? Annuii e Monica, come a volerle mettere bene in mostra, accavallò le gambe con un gesto ampio e seducente. - Vedi Claudio, non è che non mi fossi accorta del tuo interesse, anzi! Per noi ragazze è vitale, è la prima cosa che impariamo sin da bambine, ciascuna ragazza vuole piacere al maggior numero di maschi possibile e sviluppa una notevole sensibilità per capire quando qualcuno la desidera. Voi maschi invece mi fate ridere! Vi fate sempre mille seghe mentali e non vi accorgete che noi siamo già un pezzo avanti. Cercate mille trucchetti per avvicinarci, scuse banali per poterci vedere! Si lo so che fa parte del gioco, ma per esempio tu credevi veramente che non mi fossi accorta delle tue manovre per avvicinarmi all'università? Di come mi guardi mentre studiamo? La ascoltavo perplesso, quella ragazza aveva veramente la capacità di spiazzarmi e inoltre non capivo dove voleva arrivare. - Quello che però piace a noi ragazze al di sopra di ogni cosa è vedere fino a che punto un uomo ci desidera. Mi feci attento. - Tu per esempio sai dirmi quanto mi desideri? Non sapevo cosa rispondere, avrei voluto dire qualcosa di originale: - ti desidero moltissimo, provo un'attrazione... Mi interruppe di nuovo - mettiamola in altri termini, io adesso non ti desidero. Non è detto che non succeda in futuro ma al momento non ho alcuna intenzione di venire a letto con te, inoltre forse non ti ho mai detto che sono fidanzata e che il mio uomo è al momento in un'altra città, quindi-- Altra doccia fredda. - d'altro canto al momento potresti essermi utile in qualche altro modo-- che ne pensi? - Non saprei! - Ti piacerebbe massaggiarmi i piedi? - disse - a me piace immensamente. Non potevo resistere, mi inginocchiai davanti a lei e, sfilatale una scarpa, iniziai con dolcezza a massaggiarle un piede. Monica chiuse gli occhi. - mmm, non c'è male, - disse, arcuando la schiena come per stirarsi, e nel fare così i capezzoli sporsero ancora di più attraverso la stoffa - adesso anche l'altro. Presi anche l'altro e continuai a massaggiare mentre Monica si godeva il servizietto ad occhi chiusi. Mi stavo eccitando, lo sentivo gonfiare nei pantaloni, mi avvicinai un piede alla bocca e cominciai a leccarlo delicatamente. - bravo, così va bene - disse Monica in un sussurro e spinse il piede contro il mio viso per farmi proseguire. Leccai tutto il piede, completamente, sul dorso e poi sotto la pianta e tra le dita, poi feci lo stesso con l'altro, quindi iniziai timidamente a salire lungo il polpaccio fino al ginocchio. Monica mi lasciò fare e quando iniziai a leccarle il ginocchio fu percorsa da alcuni evidenti brividi di piacere. - bravo Claudio, mi fai rilassare, adesso possiamo tornare allo studio. Per la miseria! Pensai, mi voleva veramente far andare fuori di testa. - ma come! - dissi - adesso torniamo a studiare? - Certo! Dobbiamo finire il capitolo, ma se mi volessi rendere più piacevole anche lo studio te ne sarei sicuramente molto grata. - Volentieri, ma rendere piacevole come? - chiesi, non riuscivo proprio a pensare come renderle piacevole lo studio. Monica non rispose ma prese a sbottonarmi la camicia - potresti levarti questa intanto, e i pantaloni, saresti una compagnia più interessante del solito, no? Da non crederci, mi voleva nudo mentre studiava. Che lo crediate o no, chiesta in questo modo la cosa mi metteva addosso una certa vergogna. Peraltro la stessa vergogna era eccitante. Insomma, per farla breve feci come mi diceva e mi tolsi la camicia i pantaloni e tutto il resto, rimanendo in slip; in quelle condizioni non si poteva non notare ad occhio a che punto fosse arrivata la mia eccitazione. - beh, insomma, effettivamente, direi che mi desideri - disse Monica ridendo. Arrossii. - vabbè, direi che non è il caso di lasciarti a metà e così dicendo mi sfilò lei stessa gli slip lasciandomi nudo come un verme e liberando l'erezione. Non ci crederete ma la cosa più difficile per me in quel momento era trovare un posto dove mettere le mani. Istintivamente mi afferrai l'uccello eretto. - vuoi farti una sega? Dài, vai pure avanti. - mi esortò sorridendo. Che situazione assurda, percepivo intensamente di essere nudo di fronte a lei e tale percezione, dopo un iniziale spaesamento, cominciava ad eccitarmi, si può dire che stavo prendendo coraggio. Iniziai a massaggiarmi l'uccello con sempre maggior sicurezza mentre Monica, dalla sedia, mi guardava con interesse. Proseguendo nel movimento l'eccitazione cresceva ed il mio cervello scacciò completamente l'imbarazzo per lasciare il posto al desiderio di finire la sega davanti ai suoi occhi. Il cazzo oramai era in erezione spasmodica, quasi dolorosa, quando Monica mi fermò. - ok, per ora può bastare, torna a sederti e riprendiamo. Con un notevole sforzo mi arrestai e tornai a sedermi al mio posto mentre Monica riprendeva a ripetere la lezione come se niente fosse ed io tentai di assecondarla Come si potrà immaginare, non riuscivo a concentrarmi molto nello studio e l'erezione non aveva nessuna intenzione di recedere. - Non sei molto attento - disse ad un certo punto Monica dando un'occhiata al mio uccello. - forse è meglio fare una pausa, vammi a prendere da bere. Mi alzai e sotto il suo sguardo mi recai in cucina a prendere una bottiglia di coca cola ed un paio di bicchieri. Quando tornai Monica era di nuovo seduta sul divano, davanti ai suoi piedi c'era un sottovaso di plastica, le passai un bicchiere. - grazie, tu però non bere dal bicchiere, troppo scontato, berrai nel sottovaso. Senza farle aggiungere altro riempii il sottovaso e mi inginocchiai a leccare la coca cola mentre Monica infilò un piede nel liquido ed iniziò a giocherellare con le dita. - puoi continuare a masturbarti se lo desideri. Non glielo feci ripetere e cominciai nuovamente con la sega mentre la lingua scorreva sulle sue dita aspirando la coca-cola. Quando alzai lo sguardo vidi che Monica si stava massaggiando attraverso le mutandine. Mi avvicinai con il viso e provai a premere il viso contro la sua fichetta. Monica mi lasciò fare e scostò la mano cosicché potei cominciare a leccare le mutandine oramai umide bagnandole ancor di più con la mia saliva. L'odore del suo liquido mi faceva andare fuori di testa. Monica iniziò ad ansimare mentre io continuavo a massaggiarmi il cazzo che era nuovamente giunto al massimo dell'erezione. Preso dall'eccitazione le afferravo le labbra della fica con le mie labbra e leccavo i bordi delle mutandine lungo la piega delle cosce, Monica iniziava a muovere il bacino mentre il respiro le si faceva più affannoso. Ad un certo punto abbassò l'elastico degli slip ed io mi gettai a leccarle direttamente il clitoride infilando ed estraendo ritmicamente la lingua tra le grandi labbra fin dove potevo arrivare. Monica mi spinse per la nuca premendo il mio viso contro la sua fica ed iniziò ad agitarsi. Sentivo i suoi piedi scorrere sulla mia schiena e lungo i fianchi, finché uno iniziò a toccarmi i testicoli e lungo l'asta,allargai le gambe per sentire meglio il suo piede sui testicoli e proseguii a leccare con sempre maggior foga mentre la fica diventava un laghetto di umori. Monica ad un certo punto venne con dei piccoli urletti di piacere mentre il ventre le si contraeva ed il mio viso le strofinava sulla fica, poi mi lasciò andare. Rimasi a guardarla mentre proseguivo a masturbarmi ma nuovamente mi fermò. - ok, pausa finita, torniamo a studiare - disse ricomponendosi e tornando al suo posto - metti a posto bicchieri e coca cola. Dopo aver obbedito tornai anch'io al mio posto e nuovamente riprendemmo a studiare come prima, senonché avvenne qualcosa che non mi aspettavo, un brivido mi corse lungo la schiena e fui preso da una sensazione di spaesamento. Stavano suonando alla porta. - oh, devono essere le mie amiche - disse Monica con aria innocente poi guardandomi maliziosamente mi chiese: - ti dispiacerebbe andare ad aprire? La sua richiesta mi colpì inaspettata, come uno schiaffo: la guardai perplesso: diceva sul serio? - Allora? Mica le vorrai lasciare fuori ad aspettare tutta la sera Il suo sguardo non lasciava spazio a titubanze, mi alzai ed andai verso la porta coprendo il pene eretto con una mano mentre Monica mi seguiva divertita. Con una mano sulla maniglia mi volsi nuovamente a guardarla sperando che volesse ripensarci ma non ne aveva alcuna intenzione. - forza, apri quella porta. Spalancai la porta e di fronte a me c'erano effettivamente le sue due amiche che, alla vista di quello spettacolo, smisero di colpo di parlare tra loro e rimasero a fissarmi sbalordite. Erano due belle ragazze, anche se non erano neanche lontanamente paragonabili a Monica: una bionda ed una mora, erano entrambe non più alte di un metro e sessantacinque; la mora era decisamente più in carne, con tette di dimensioni ragguardevoli, la bionda era piuttosto magra e longilinea. Rimasi in piedi completamente nudo di fronte a loro mentre con entrambe le mani cercavo di coprirmi le parti intime, avrei voluto scomparire ma le due continuavano a squadrarmi dall'alto in basso con insistenza e, dopo un primo momento di smarrimento, avendo visto Monica dietro di me, si tranquillizzarono e cominciarono a ridacchiare.
- Ragazze, stasera abbiamo un maggiordomo, si chiama Claudio. Claudio per favore leva le mani da lì e falle passare. Come da richiesta, tolsi le mani e feci qualche passo di lato, il pene eretto sventolò libero, dandomi una sensazione di piacere e vergogna al tempo stesso. Le due ragazze entrarono senza togliermi gli occhi di dosso e chiusero la porta. - come avrai notato Claudio non abbiamo uno zerbino ma oggi sono certo che troverai il modo di venirci utile in tal senso, sdraiati. Ragazze pulitevi i piedi prima di entrare in casa. Mi sdraiai supino sul pavimento gelido e le due ragazze dopo una prima titubanza iniziarono a strofinare le suole delle loro scarpe sul mio petto. La mora, si chiamava Paola, fu la prima a prendere coraggio e cominciò a strofinare la sua scarpa con rudezza sul pene e sui testicoli mentre Monica la guardava con approvazione. Allargai leggermente le gambe per sentire meglio il contatto sulla pelle, era il primo contatto estraneo sui genitali e portava sollievo alla mia eccitazione. Lucia, la bionda, non volendo essere da meno, avvicinò la punta della scarpa al miso viso ed io, senza pensarci molto, tirai fuori la lingua iniziando a leccare il cuoio. Lo sfregamento sul pene mi stava eccitando ed iniziavo a contrarre i muscoli del bacino, poi ad un richiamo di Monica le due si ritrassero ed io rimasi di nuovo solo sul pavimento freddo. - Vi piace la sorpresa ragazze? Claudio dice di essere innamorato di me ma secondo voi potrei mai corrispondere un uomo su cui chiunque può pulirsi le scarpe? Ero profondamente umiliato, sentivo dentro di me che Monica aveva perfettamente ragione, non avrei mai potuto averla eppure volevo che continuasse ad umiliarmi, visto che era oramai l'unico modo che avevo per soddisfarla. - ok, cesso, da adesso ti chiamiamo cesso va bene? Allora cesso seguici in soggiorno strisciando sulla pancia con le mani dietro la schiena. Obbedii e mentre loro si recavano in soggiorno parlottando tra loro io, strisciando sul ventre lentamente, le raggiunsi. Il freddo del pavimento, la fatica e lo strofinìo mi avevano ridotto l'erezione e quando arrivai in soggiorno il mio uccello si era ammorbidito considerevolmente. Monica mi si avvcinò ed iniziò a strofinarmi un tacco nella fessura del culo poi iniziò a premere contro lo sfintere. - ti sei ammosciato, ma adesso rimediamo subito. Così dicendo penetrò per metà con il tacco nel culo e cominciò a spingere. Aveva ragione, nonostante il dolore il mio uccello cominciava a riprendersi e lo sentivo crescere tra il ventre ed il pavimento mentre Monica spingeva crudelmente sempre più a fondo. - vedi che ti riprendi? Il cazzo era nuovamente in piena erezione, Paola mi avvicinò nuovamente il piede nudo alla bocca ed io ripresi a leccarglielo selvaggiamente con il viso appoggiato in terra. Sempre tenendo le mani dietro la schiena cominciai a muovere il bacino avvicinandomi sempre più all'orgasmo. - dai avanti, continua da solo. Le ragazze a questo punto si allontanarono mentre io continuavo i miei movimenti sul pavimento, un attimo prima di venire Monica mi fece girare sulla schiena, il cazzo in erezione rimase a metà, sentivo i testicoli pronti ad esplodere. - Ci penso io - disse Monica e cominciò a masturbarmi con la scarpa sui testicoli ed alla base del cazzo. In breve cominciai a venire sdraiato in terra davanti alle ragazze: lo sperma schizzò liberamente in parte sul mio ventre e sul petto, in parte sul pavimento mentre Monica sorridendo continuava a schiacciarmi i testicoli con la scarpa. - Ecco qua, - disse - il cesso si è venuto addosso, - e con il piede mi spargeva lo sperma sul corpo, poi mi avvicinò nuovamente la scarpa sporca al viso ed io senza aspettare la sua richiesta, gliela pulii con la lingua. Le ragazze guardavano lo spettacolo molto concentrate ed avevano molto probabilmente cominciato ad eccitarsi. - se è un vero cesso adesso dovrebbe anche pisciarsi addosso - disse a questo punto la biondina. - hai sentito cesso? Disse Monica colpendomi i testicoli con la punta della scarpa - visto che hai cominciato dovresti finire, e non mi dire che non ti viene perché altrimenti ti colpisco sempre più forte. Così dicendo, con le mani sui fianchi, aveva iniziato a darmi dei tremendi colpi di punta appena sotto i testicoli. Per pisciare dovevo concentrarmi ma il recente orgasmo ed i colpi di Monica mi rendevano etremamente difficile l'operazione, con grande difficoltà comunque alla fine ci riuscii. Un fiotto di urina iniziò a schizzare dal mio cazzo oramai ammosciato per metà, ricadendomi sul corpo ed arrivando fino sul collo e sul viso. Alla fine mi ritrovai in una pozza di piscio e di sperma. - bravo cesso adesso sì che ti riconosciamo - disse Lucia tutta eccitata - mi ha fatto venire voglia pure a me. E così dicendo si accucciò e, scostate con una mano le mutandine, cominciò a pisciarmi sul viso a due dita di distanza. Colpito dal fiotto caldo tirai fuori la lingua e presi a leccarle la fica mentre pisciava, il getto mi finì per gran parte in bocca e sul viso mentre Lucia mugolava eccitata al contatto con la mia lingua. Continuai a lavorarla con la lingua anche dopo che ebbe finito di liberarsi, finché non mi si sedette completamente sul viso e cominciò a muovere il bacino strofinandomi sulla bocca ora la fica ora il culo. Io non facevo complimenti e con la lingua leccavo per quanto potevo penetrando sotto le mutandine a contatto con la carne finché non venne contro il mio viso. Finito che ebbe, fu il turno di Paola che però si tolse completamente gli slip e mi si sedette sul viso con tutto il peso proprio come su di un cesso: l'urina mi schizzò direttamente in gola e quando ebbe finito la gratificai come all'amica con un bell'orgasmo di lingua. Monica invece, in piedi, a gambe aperte sopra di me, si tolse gli slip e, sollevata la gonnellina, mi pisciò addosso dall'alto. - mi fai troppo schifo, cesso, non ho alcuna intenzione di toccarti. - diceva mentre aprendo la bocca cercavo di cogliere almeno un poco del liquido della mia amata. Mi lasciarono in una pozza di piscio. - guarda che casino - disse Monica - adesso pulisci con la lingua. Mi voltai supino e presi a leccare il pavimento come da richiesta mentre le ragazze si divertivano a pestarci con i piedi ed a porgermi le scarpe da leccare, poi mi lasciarono in terra ed andarono a darsi una lavata.
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Scopato sul cesso dalla moglie
Al termine di una lunga giornata di lavoro il capo mi disse di andare a fare in culo. Non pensavo che, tornato a casa, quelle parole potessero trovare un reale riscontro. Sonia, la mia bella moglie bruna, era davanti al computer a guardare foto comic di donne padrone intente a sottomettere uomini. Pensavo fosse un suo nuovo hobby ma, quando mi condusse in bagno, capì che voleva attuare tali fantasie e così, munita di strap-on, mi scopò il culo sulla tazza del w.c.
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Bionda per coppia gay
Mi chiamo Angela e sono napoletana. E' un pò che lavoro come impiegata nello staff di un albergo. Si sa che la clientela con cui si ha a che fare può essere del genere più svariato. Due ragazzi soggiornarono per una settimana nella camera n.115. Si vedeva lontano un miglio che erano omosessuali. Il giorno prima di andare via chiamarono, tramite il telefono interno, la reception per richiedere aiuto su un problema ed io mi recai nella loro camera per offrire supporto. In pratica non trovavano più una giacca. Capì subito che l'aveva presa un collega, tipo non nuovo a pratiche cleptomani. Che fare? I colleghi meglio non accusarli. Optai per la via della gentilezza e della cura del cliente. I due sembrarono trovarsi a loro agio nonostante fossi una donna. Dissi loro di cercare meglio l'indumento. Era tutta una finta, intanto feci un pò la gatta morta. All'improvviso baciai in bocca uno dei due e dissi all'altro di succhiargli il cazzo. La mia troiaggine li coinvolse eccome. Sull'onda dell'eccitazione generale trovai terreno fertile e sbocchinai il ragazzo che avevo baciato poco prima. Come era prevedibile i due si misero a scopare, prima in piedi, poi da seduti. Assecondai le loro azioni e le accompagnai con un focoso bucchino a quello che lo prendeva nel culo. Poi usai le mani per segarlo e intanto mi sditalinai. Desiderosa di essere slinguazzata avanzai una richiesta al ragazzo che si stava facendo stantuffare. Poco abituato alla sorca mostrò qualche perplessità finendo però per farlo incoraggiato dall'altro. La lingua nella topa, unita alla visione dei loro fottimenti omosessuali, mi portò splendidamente all'orgasmo, cosa che avvenne anche per loro. Uno sborrò nel culo dell'altro che, a sua volta, schizzò il seme sul tappetino.
Niente male come situazione. Lo smarrimento della giacca per fortuna passò in secondo piano, in più ero stata complice della loro scopata che non prevederebbe, come regola, la presenza di signore. Raccontai alla mia amica e collega, di nome Laura, che avevo fatto sesso orale coi gay della 115. Laura restò a bocca aperta. Mi propose una scommessa:"Se ci scopi anche ti dò 500 euro ma voglio vederti quando lo fai". Le sfide mi sono sempre piaciute ma non era facile perchè mi restava solo un giorno di tempo prima che i due lasciassero definitivamente la struttura. Andai nella stanza di quello stronzo del mio collega ladruncolo. Fortunatamente ritrovai la giacca. La presi e la riportai ai legittimi proprietari. Questo mi fece prendere dei punti. Mi dissero:"Non sappiamo come sdebitarci". Risposi, da solita puttanella:"Bhè, sapete, mi sono appena lasciata col fidanzato, un modo ci sarebbe". Era chiaro l'invito sessuale. Infondo nel preambolo non si erano trovati male. Li ispiravo, la simpatia napoletana fece il resto. Fatto sta che presi il cazzo nella fregna un pò da uno, un pò dall'altro e sbocchinai pure. L'eccitazione per la scommessa ormai vinta con Laura, messa lì fuori a spiarmi, mi fece raggiungere l'orgasmo prima del previsto. Anche i ricchioncelli vennero bagnandomi abbondantemente il culo di sborra caldissima. Girai la testa e lì guardai che si baciavano mentre lo sperma stazionava sul mio sedere:bingo!
Mamma, quanto ero gasata! Andai subito da Laura per riscuotere la scommessa. Quella troia si fece trovare più sexy che mai! Me la diede praticamente in faccia messa in tacchi e autoreggenti. Non vi nascondo che me la sarei fatta volentieri, anche perchè è molto carina, ma i soldi mi servivano di più e così scelsi i 500. I ragazzi andarono via ma se un giorno fossero tornati avrebbero sicuramente trovato una bella amica ad aspettarli.
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Fidanzato in collant
Le persone non si conoscono mai fino in fondo e questo vale anche per il mio amato boyfriend. Di ritorno dal lavoro sorpresi il mio fidanzato, seduto sul divano, a masturbarsi in sensuali collant a rete. Quel giorno avevo la minigonna, i tacchi e le autoreggenti. Mi chiese subito di provare dei collant che avrei dovuto usare sopra le autoreggenti. Era chiaro che i collant lo facevano impazzire e non solo indossati dalle donne, a quanto pare. Assecondai la fantasiosa richiesta ma c'èra qualcos'altro che mi nascondeva. Lo vedevo troppo eccitato, il suo cazzo era durissimo. Gli chiesi come mai fosse così incredibilmente in tiro. Rispose in un primo tempo che dipendeva da me ma sapevo che mentiva. Mi leccò la fica con passione poi cominciammo a scopare. Mi piaceva molto come mi fotteva ma volevo sapere la verità. Non voleva proprio dirmelo, poi, durante l'ingroppata a pecorina sul divano si lasciò sfuggire che sognava un'inculata. Non mi bastava, volevo i dettagli. Continuammo a fottere a candela, fu a questo punto che mi confessò il desiderio preciso di prenderlo nel culo da un uomo. Lo segai facendomi schizzare in abbondanza sulle tette. Adesso il quadro era chiaro, due i suoi pallini:1) i collant, 2) prenderlo in culo da un uomo. L'importante è saperlo, un giorno o l'altro sarei potuta tornare dal lavoro in compagnia di un collega particolarmente monello e chissà che il mio ragazzo non gli avrebbe dato il culo indossando i collant, uh!
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Stregato dal cazzo del trans
Da qualche tempo mio marito era cambiato, non mi desiderava più come al solito. Ma cosa stava succedendo? I problemi erano sorti da quando era venuto ad abitare un trans di nome Luana in un appartamento posto sul nostro stesso pianerottolo. Luana, e in modo particolare il suo cazzo, lo avevano stregato. Tentai un'ultima disperata mossa per ricondurlo sulla via della figa invitando a casa un'amica sexy troia almeno quanto me. Gliela mettemmo praticamente in faccia ma lui ci umiliò succhiando il cazzo del trans. A me e alla mia amica, che intanto si accese una sigaretta, non restò che osservare la torbida scena in cui mio marito ingoiò il gran bastone del trans.
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Segato e sborrato dal fratello di lei
Sono una donna sudamericana di colore di nome Suzanne e ho un fratello gay di nome Wender. Premetto che gli uomini fanno a gara per avermi dato che non passo inosservata. Due mesi fa mi fidanzai con un italiano di nome Attilio. Lo presentai a mio fratello che subito se ne invaghì. Wender provò varie volte a corteggiare Attilio ma senza riuscirvi. Intanto strinsi amicizia con un vicino un pò invadente di nome Egidio. Trattai Egidio su base amichevole intrattenendo qualche conversazione sul pianerottolo ma il suo intento era ovviamente di fottermi. Ad Egidio raccontai che mio fratello era omosessuale e che avrebbe voluto far sesso col mio ragazzo. Un giorno in cui ero particolarmente calda l'audace vicino venne a bussare alla mia porta mentre ero sola in casa. Cercai inutilmente di distoglierlo dal sesso parlando di altre cose ma lui capì che ero vogliosa e così finimmo sul letto. Iniziò a baciarmi il culo e a frugarmi la figa con le dita. Tra toccate nella prugna e slinguazzate di capezzoli ero diventata davvero bollente. Presi a menargli il cazzo quando sentì aprire la porta d'ingresso. Era Attilio che rientrava a casa, naturalmente. "Sono fottuta!", pensai, e invece no! Quel furbastro del vicino, conoscendo la situazione, mi suggerì di squillare col cell mio fratello in modo che venisse dove eravamo. Wender abitava nello stesso edificio per cui arrivò in pochi secondi. Attilio vide che lo stavo cornificando ma nel frattempo Wender lo prese alle spalle e lo spogliò consolandolo sulle donne in generale, e sul mio adulterio in particolare. Gli fece una splendida sega da dietro e Attilio si eccitò non poco. Passato il pericolo potetetti dedicarmi a sbocchinare quel maialino del vicino succhiandogli anche le palle. Attilio, intanto, segato da mio fratello a meraviglia se ne venne bagnando il pavimento di sperma. Poi fu Wender a menarsi il cazzo sborrando a fiume sulla pancia di Attilio mentre il vicino mi schizzò copiosamente in bocca. Tutto è bene quel che finisce bene. E vissero tutti maiali e contenti!
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L'amico si sbatte il ragazzo di lei
Mi chiamo Morena. Sono fidanzata da due anni con Giuseppe. Col tempo il desiderio tra le lenzuola da parte sua è iniziato a calare e così un giorno mi propose di "inserire" nell'intimità di coppia Silvio, un suo amico. Per qualche settimana lo facemmo in tre. Giuseppe me lo metteva in bocca mentre Silvio mi scopava rigorosamente in culo, mai nella fica. La presenza dell'amico lo aveva un pò rigenerato ma non era del tutto soddisfatto. Intuì ben presto che i due si vergognavano di ammettere di voler provare ad avere un rapporto sessuale tra di loro. La tendenza all'omosessualità traspariva in modo sempre più evidente. In un primo tempo mi incazzai avvertendo di non essere al centro dell'attenzione ma non poteva essere diversamente dato che la fica non rappresentava più una priorità nelle loro teste. Un giorno presi un dildo doppio e, superando tutti i tabù, ficcai le estremità dell'oggetto nei loro culi in modo che se lo stimolassero a vicenda mentre ricevevano una sega accurata da me. Inculati a vicenda e segati sborrarono intensamente e in grande quantità. Eh si, era proprio quella la loro natura. Giuseppe in modo particolare amava prenderlo nel culo più dell'altro stando alle smorfie di piacere che gli si leggevano in viso. Il ghiaccio era ormai rotto e la scopata sempre più presente nell'aria. La volta seguente Silvio iniziò a trapanare il mio ragazzo, a fargli sentire il carciofo tra le chiappe, mentre io mi tirai un bel ditalino. Non resistetti alla tentazione di "accompagnarli" nella trasgressione e così tenni per le natiche il mio boyfriend cercando di dilatargliele il più possibile in modo tale che l'amico gli potesse infilare dentro il cazzone bello duro. Giuseppe si fece rompere perbene il culo a pecorina e, dopo un'estenuante impalata, si prese il liquido caldo dell'amico nel sedere.
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Orgia bisex in officina
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No pussy tonight!
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Gay kissing
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Bocchini in coppia
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Il paziente bisex
In seguito ad un incidente d'auto mi ritrovai in ospedale con qualche frattura. Mia moglie Sandra restò da sola a casa. Zoccola com'era impiegò ben poco a far venire a casa il suo amante per trombare. La notizia ufficiale delle corna mi venne comunicata via cellulare da un amico fidato che abitava vicino a noi. Pare che quella troia di Sandra si facesse castigare quasi tutti i giorni. Sulla via della guarigione, ma con pessimo umore, ero pronto a tornare a casa con l'intento di fare una scenata. La sera prima di venir dimesso dall'ospedale, però, il medico e l'infermiera vennero a farmi visita. Pensavo si trattasse di un normale controllo ma mi sbagliavo!
L'infermiera aveva le grosse tettone di fuori e questo mi fece capire subito che c'era qualcosa di strano. Il dottore improvvisò uno strano controllo ponendomi sulle mutande lo strumento usato per rilevare le pulsazioni. Poi si inginocchiò e, senza esitazioni, mi spompinò mentre la ragazza ironizzava. I due mi fecero stendere e si misero a leccarmi il cazzo insieme. La situazione era per me molto insolita dato che non avevo mai avuto fino a quel momento esperienze con gli uomini ma devo ammettere che il dottore leccava divinamente il cazzo al pari della donna. Poi l'infermiera venne a baciarmi in bocca mentre lui mi menava il cazzo. La donna montò su di me a cavalcioni e si fece scopare la figa mentre il dottore le slinguazzava il buco del culo. Ero ormai in estasi e non pensavo più a mia moglie. Mentre scopavo la donna a candela il dottore pensò bene di accostare il suo cazzo alla mia bocca. Voleva essere spompinato ed io, nell'eccitazione, non mi tirai certo indietro. Leccai e succhiai il suo uccello scoprendomi tremendamente bisex. La ragazza mi fece una spagnola con le sue tettone ed io continuai a succhiare il cazzo del dottore. Non smisi di spompinare nemmeno quando lei succhiò il mio. Eh si, al dottore piaceva molto farsi sbocchinare, soprattutto dagli uomini. Mi faceva quasi male la bocca tanto che lo presi a lungo. A un tratto mi venne voglia di fistare quella bella porca della ragazza e così le misi due dita nel culo e altre due nella fica. Godeva la troia! Il dottore mi lasciò fare ma aveva anche lui un'idea in mente: fottermi! Steso sul lettino a gambe aperte ricevetti l'implacabile mazza del medico che mi sfondò il culo mentre lei mi leccava sapientemente la punta del cazzo. Non resistetti a quelle "attenzioni" e schizzai in bocca a lei mentre lui continuò a stantuffarmi fino a liberare l'orgasmo nel mio culo che si riempì di sperma bollente. La ragazza venne sditalinandosi, eccitata dalla chiavata al maschile. Quella notte stessa chiamai il mio amico per raccontargli ciò che era appena successo in ospedale precisando di essere di ottimo umore e aver rimosso del tutto le corna da parte di mia moglie. Si dà il caso che non era l'amico fidato che credevo ed andò a spifferare tutto alla mia consorte la quale fu ben felice di apprendere che ero orientato su nuove situazioni di genere bisessuale. In questo modo, infatti, lei sarebbe stata libera di continuare le sue fottute extraconiugali senza problemi.
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Le voglie di cazzo del direttore
Mi chiamo Delia. Ero stata assunta come segretaria in una prestigiosa ditta pubblicitaria. Il direttore, John Rossi, un tipo sui generis, cercava dei collaboratori esterni. Al colloquio si presentarono moltissime ragazze e soltanto un ragazzo. Si vedeva subito che nessuna era veramente qualificata sul piano lavorativo ma avevano tutte ottime referenze sul piano sexy. Ognuna di loro sarebbe stata pronta a mostrare il proprio repertorio pur di ottenere il lavoro. Saper fare bocchini è un'ottima cosa, specie in tempi di crisi. Quelle tipe erano di sicuro più che preparate nell'arte spompinatoria e non solo! Ero convinta che John prima o poi si fosse deciso su qualcuna in particolare coinvolgendo anche me nel gioco. Dopotutto farlo con due donne è una fantasia di molti uomini. Quale miglior occasione per fottersi in un colpo solo segretaria ed aspirante lavoratrice. Ma questo mio ragionamento era del tutto errato. Le ragazze presenti in sala d'attesa rumoreggiavano. Si chiedevano perchè nessuna venisse assunta e una mi diede anche della lecchina. Ma soprattutto qualcuna iniziò a parlare di presunta omosessualità del capo.
Tutte le ragazze andarono via deluse, in sala d'attesa restò solo il ragazzo di nome Marco. Chiesi al direttore il motivo per cui aveva scartato tutte quelle femmine. Mi rispose che erano delle squallide puttanelle impreparate al business. Visto che ero la sua prediletta entrai in confidenza per comprendere la situazione. Gli dissi:"Dr. John mi dica qual'è il problema e io le darò una mano come ho sempre fatto". Mi rispose:"Vede cara Delia il mio problema è che sono più attratto dagli uomini che dalle donne". Finalmente mi fu tutto chiaro, le voci di quelle ragazze non erano infondate dunque. Compresa la situazione mi calai nel ruolo della segretaria complice per avere la certezza di mantenere il posto di lavoro. Gli dissi:"Dottore c'è rimasto quel ragazzo, che dice lo facciamo entrare?". Mi rispose:"Ah, bene, splendida idea!". Il tipo non aveva nemmeno il diploma ma che importava. Tirai fuori il cazzo del direttore e lo feci succhiare al ragazzo. Il giovane spompinò senza esitazioni poi io gli detti una mano e slinguammo in due il pisello del capo. Mi inginocchiai per smanettare e sbocchinare i loro cazzi mentre i due si baciavano in bocca. Non mi ero mai soffermata molto sul sesso tra maschi ma devo dire che in quel contesto la fica si inumidì parecchio. Il ragazzo riprese a succhiare la fava ormai dura del direttore mentre io sbocchinavo a mia volta il candidato. Il direttore voleva andare fino in fondo e così, seduto sulla mia sedia, impalò il ragazzo a candela mentre io gli smanettavo il cazzo. Al capo piaceva parlare in termini lavorativi anche nel sesso e così mi parlò di protocollo ed io gli risposi che il protocollo era di chiavarsi il ragazzo. La mia risposta lo mandò in estasi ed aumentò il ritmo della scopata. Il giovane, intanto, godeva molto a prenderlo nel culo. Si eccitò tanto che venne nella mia mano. Il boss non si fermò e continuò a trapanarlo fino a schizzargli tutto il seme nel culo, solo allora si sentì realmente appagato. Il candidato aveva ampiamente superato il test di ammissione!
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Lady severa
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Un festino particolare
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Il cazzo nero anche per lui
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Inculato dal finto giardiniere
La mia amica Vanessa mi aveva raccontato di aver leccato varie volte il culo al marito e che, un bel giorno, lui si era deciso a prenderlo dietro da un loro amico. Credevo stesse scherzando ma le foto che mi mostrò non lasciavano adito a dubbi.
Mi incuriosì ancor di più quando trovai un articolo su un giornale riguardante la stimolazione anale negli uomini. Ero intenta a leggere quando, all'improvviso, venne a farmi visita uno dei miei spasimanti. Mi leccò e scopò il culetto. Nel bel mezzo della trombata gli chiesi se per caso se la fosse sentita di inculare anche mio marito. Mi rispose di no però aveva un amico gay disposto a farlo. L'idea di vedere il mio coniuge inculato da un altro uomo divenne sempre più insistente nella mia testa così cominciai a stuzzicarlo parlandogli delle "gesta" del marito di Vanessa. La cosa lo turbò un bel pò. Mi chiese che ne pensassi ed io, in tono rassicurante, esclamai che in fin dei conti non c'èra nulla di male a provare piacere in modo diverso. La miccia era stata innescata. Telefonai all'amico dello spasimante raccomandandogli di spacciarsi per giardiniere. Io inventai un impegno fingendo di lasciarli da soli. In realtà mi ero opportunamente nascosta per spiarli.
Il finto giardiniere ci sapeva fare. Partì alla larga con un discorso sulle donne fingendo di avere una fidanzata che gli aveva procurato molti problemi. La lunga chiacchierata andò a finire sulla frase:"Ah se si potesse risolvere tutto tra uomini". Mio marito non aspettava che l'occasione giusta e quel seduttore ci sapeva fare. Raggiunta una certa confidenza baciò in bocca mio marito che non rifiutò quell'avance. In breve tempo i due si spogliarono e il ragazzo gay impalò mio marito a candela sul lettino. Gli infilò tutto il cazzo dentro il culo e intanto lo segava. Magnifico! Un'impalata bollente che inebriò di piacere il mio coniuge fino a farlo schizzare nella mano agile del suo seduttore. Ancora qualche affondo e il culo di mio marito si riempì del seme dell'altro. Coi cazzi ancora sporchi di sperma i due, messi uno sull'altro, si baciarono assaporando gli ultimi sprazzi di piacere.
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Inganno gay
Mi chiamo Stefano. Mary, la ragazza con cui convivo, è un'importante donna d'affari. Durante una delle sue complesse trattative incaricò una persona di portare 50.000 euro a casa nostra sapendo che c'èro io ma non mi avvisò di nulla. Fatto sta che una mattina si presentò a casa un ragazzo con una valigia e disse di chiamarsi Giorgio. Questo tizio fece un bluff. Non disse di essere un incaricato di Mary bensì un rappresentante. Dopo aver scambiato quattro chiacchiere venne fuori che era gay e mi propose di fare sesso. Gli dissi che ero etero e avevo la ragazza ma lui mi allettò con il contenuto della valigia, una somma di 10.000 euro! Non mi è mai piaciuto dipendere sempre da Mary per cui quella cifra mi faceva comodo. Acettai di fargli solo un pompino. Aveva proprio un gran cazzo, devo ammettere che provai molto gusto a spompinare. Lo succhiai a lungo, lui rantolò di piacere e, dopo quasi mezz'ora di chinotto, schizzò un fiume di sborra calda nella mia bocca. Quell'esperienza mi inebriò di piacere. Non sia mai Mary lo avesse scoperto! Mi salutò con un bacio sulle labbra lasciandomi il prezioso contenuto della 24 ore.
Non sapevo due cose che mi sarebbero state fatali: 1) che lui era l'incaricato di Mary; 2) che nella valigetta c'èra una micro spycam. Mary era ipegnatissima col lavoro e sarebbe rientrata a casa solo a tarda notte. Nel primo pomeriggio il mio "seduttore" si fece vivo di nuovo. Gli dissi:"Sei impazzito? Qui non devi venire più, ho già rischiato molto finora!". Disse di calmarmi e mi mostrò, nella solita valigia, ben 40.000 euro". Non gli era bastato il pompino voleva fottermi! Ero restio a dargli il culo ma infondo si trattava di farlo una sola volta e i 40.000 bigliettoni sarebbero stati miei. Superai le barriere del pudore, ci spogliammo nudi e lui mi ficcò la mazza tra le chiappe! Mi impalò a pecorina. Il mio culetto fu sverginato dal suo bastone. Provai dolore ma, a poco a poco, fui inebriato dal piacere. Lui se ne accorse e mi disse:"Amettilo che ti piace il cazzo, t'è piaciuto in bocca e ora anche nel culo!". Nell'eccitazione mi lasciai andare e risposi:"Oh si, mi piace tanto!". Cominciai a segarmi mentre lui mi sfondava il culo a ritmo sempre più incalzante. Mi disse:"Mi sa che stai cambiando sponda monello". A queste parole andai in estasi e sborrai. Lui mi dette ancora dei colpi micidiali e venne a sua volta allagandomi il buco del culo di sperma. Presi i soldi pattuiti mentre lui, sorridente, si rivestì e andò via.
Sembrava tutto a posto: 50.000 euro fatti in un giorno, la mia ragazza ignara di come li avevo ottenuti e in più mi ero anche divertito. I problemi sarebbero venuti di lì a poco. Il seduttore bastardo voleva umiliarmi. Chiamò all'ufficio di Mary parlando con Veronica, quella gnocca lesbica della segretaria. Le disse:"Mostri il video che ho allegato all'email alla sua datrice di lavoro e tanti saluti". La spycam montata sulla valigetta aveva registrato tutte e due le volte in cui avevo fatto sesso con quel tipo. Quando Mary guardò il video, insieme alla segretaria, capì che ero stato vittima di un inganno. Quei soldi sarebbero stati nostri comunque solo che quel tipo li aveva usati come allettante merce di scambio sessuale. Tuttavia la mia ragazza notò chiaramente che avevo provato notevole piacere nel farlo col suo incaricato, soldi a parte. Non mi lasciò ma decise di vendicarsi cedendo alla corte velata che Veronica le faceva da tempo. Le due rimasero tutta la notte in ufficio a lesbicare: cazzo per cazzo, fica per fica!
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Inculato davanti a due veneri
Irma e Daniela erano due donne stupende. Io e il mio amico Daniele quasi non credevamo di esser riusciti a invitarle per una cena a casa mia. Sicuri di trombarle agevolmente offrimmo loro da bere. Le dame, però, molto scaltre fecero bere soprattutto noi maschi in modo da poter condurre il gioco. "Allentati" dall'alcol diventammo oggetto delle loro perverse fantasie erotiche. Le eccitava vedere la complicità maschile. Eravamo seduti tutti e quattro sul divano quando mi spinsero la testa verso quella di Daniele in modo che ci baciassimo. Eccitato e succube dei loro modi e profumi inebrianti baciai in bocca il mio amico. Facemmo un lingua a lingua proibito che da sobrio mai mi sarei sognato di pensare mentre loro ci accarezzavano dolcemente le teste. I nostri cazzi si gonfiarono notevolmente sotto i pantaloni. Una mise il reggiseno in faccia a Daniele ad uso bendaggio, sbottonò il suo pantalone in modo che fuoriuscisse il cazzo e spinse la mia testa verso il suo sesso eretto. Ipnotizzato dalla libidine presi l'uccello in bocca senza riflettere e iniziai a leccarlo. Loro sorrisero compiaciute e mi incitarono a continuare. Proseguì a imboccarlo con ardore facendo gemere di piacere Daniele. Poi una delle due mi prese per i fianchi posizionandomi a pecorina sul divano. L'altra fece piazzare Daniele, a cazzo duro, dietro di me. Il mio amico, eccitato, si concentrò sull'unico buco disponibile e iniziò ad impalarmi. Sentì il suo cazzo eretto farsi strada nel mio canale stretto. L'alcol ingerito attenuò il dolore della penetrazione. Le ragazze presero posto su un altro divano a poca distanza dal nostro per osservare la scopata e sditalinarsi in comodità. Daniele mi sverginò il culetto ed io provai un enorme piacere, godevo eccome! Gridai come una puttanella:"Oh si fottimi fottimi così!". Le ragazze, con le fiche ben bagnate, si toccavano freneticamente. Presi il "cetriolo" a lungo e a fondo finchè Daniele sborrò annaffiando la mia pancia di seme. Mi toccai e venni quasi subito schizzando a mia volta. Anche le ragazze raggiunsero l'orgasmo eccitate dalla torbida scopata al maschile.
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